Patrick Tuttofuoco
(Milano, 1974) Vive e lavora a Milano. Il lavoro di Patrick Tuttofuoco è concepito come un dialogo tra individui e la loro abilità a trasformare l’ambiente che abitano, esplorando nozioni di comunità ed integrazione sociale al fine di combinare l’immediata attrazione sensoriale con il potere di innescare profonde risposte teoriche. Tuttofuoco mescola Modernismo e Pop; egli spinge il figurativo nell’astratto, usando l’uomo come paradigma dell’esistenza, come la matrice e l’unità di misura della realtà. Da questo processo interpretativo e cognitivo, vengono prodotte infinite versioni dell’uomo e del contesto della sua esistenza, dalle quali vengono generate forme in grado di animare le sculture.
Patrick Tuttofuoco ha partecipato alla 50° Biennale di Venezia (2003), a Manifesta 5 (2004), alla 6° Biennale di Shanghai (2006) e alla 10° Biennale di Havana (2009). I suoi lavori sono stati esibiti in diverse istituzioni come la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, (Torino 2006), il Künstlerhaus Bethanien, Berlino (2008) e Casa Italia, Pyeongchang (2018). Nel 2017 è stato selezionato dal Consiglio italiano grazie al progetto ZERO presentato a Rimini, Berlino e Bologna (2018).
“Il mio desiderio è di trovare tecniche nuove per raccontare emozioni che non hanno tempo e anzi siano in grado di proiettassi aldilà di questo paradigma, per questo motivo la difficoltà spesso sta proprio nel trovare degli interlocutori capaci di rispondere a questo paradosso e soprattutto in grado di farlo in maniera produttiva.”
Sono molto felice del dialogo e dello scambio creativo che si sta costruendo tra me e lo staff di Giovanardi.
E’ eccitante vedere così tante capacità ed eccellenze progettuali confluire in un solo luogo, all’inizio sono state proprio le tante competenze a guidarmi e spingermi creativamente.
Il mio desiderio è di trovare tecniche nuove per raccontare emozioni che non hanno tempo e anzi siano in grado di proiettassi aldilà di questo paradigma, per questo motivo la difficoltà spesso sta proprio nel trovare degli interlocutori capaci di rispondere a questo paradosso e soprattutto in grado di farlo in maniera produttiva.
La mia sensazione è che in questo luogo ci sia quel delicatissimo equilibrio tra pensiero, forma, spazio e tempo ..una praticità che nella sua applicazione più profonda e completa riesce anche a parlare di spirito.